Avevamo già visto una campagna elettorale all'inseguimento della cronaca, quella romana di Alemanno versus Rutelli, dominata dal brutale omicidio della signora Giovanna Reggiani, violentata e lasciata morire in un fosso da un giovane rumeno. Mai però si era verificata una campagna per le Politiche totalmente dominata dalle scalette di Chi L'ha Visto o di Quarto Grado: delitti di ragazze, smembramenti, rappresaglie di giustizieri contro i passanti, e adesso anche banditi che rapinano gioiellerie, gioiellieri che sparano a banditi, e ovviamente tutto ciò che ci gira intorno, le manifestazioni, le contro-manifestazioni, le polemiche su chi va o non va alle manifestazioni, gli spostamenti di Questori, le perizie necroscopiche, il can can sulla legittima difesa.
L'hard boiled si è imposto su ogni contenuto politico, la tendenza-Marlowe ha scavalcato i programmi e persino le seducenti promesse economiche della prima ora. Dal giorno del rinvenimento del cadavere fatto a pezzi di Pamela Mastropietro, il 2 febbraio, i partiti sembrano inghiottiti dal gorgo delle notizie di “nera” dimostrando in questo una sudditanza psicologica assoluta alle forze – Lega in primis – che da tempo hanno costruito la loro propaganda sull'amplificazione delle emozioni dell'uomo della strada. La surreale vicenda del doppio corteo anti-razzista dimostra quanto la sinistra sia caduta nel gioco, le parole di Emma Bonino - “In piazza bisognava andare tutti” - confermano che anche gli elementi più razionali hanno ceduto al sentimento del momento.
Siamo tutti Franca Leosini, insomma. E chi non è Franca Leosini al massimo si allarga dalla cronaca nera alla bianca. Giornate intere passate a polemizzare su un'iniziativa promozionale del Museo Egizio di Torino (lo sconto sui biglietti ai visitatori che parlano arabo), con Giorgia Meloni che attacca e un paio di ministri oltre all'ex-premier Renzi che si schierano in difesa. Prima c'era stata la rubrica Tecnologia (il braccialetto di Amazon). E prima ancora la sezione Scienze (i vaccini) e la sezione Condominio (contabilità dei gettoni di presenza presi e restituiti). Ovunque, insomma, a discutere e a litigare tranne dove sarebbe opportuno posizionarsi: l'idea di Paese, i rapporti con l'Europa, la sorte dei salari e del lavoro, la riduzione del gap Nord-Sud, e poi ovviamente la sicurezza e l'immigrazione: due cose che è difficile affrontare se si usano come punti di vista gli opposti estremismi su Macerata.
“Ma la cronaca è la sola cosa che interessi le persone”, obiettano i Leosinisti, e forse è vero. Tuttavia anche l'adagiarsi del pubblico in queste emozioni elementari – il naturale orrore per una ragazza fatta a pezzi, il disgusto per uno che spara a caso sui passanti – e l'attenzione compulsiva per i loro cosiddetti “risvolti politici” pare il frutto di una costruzione consapevole più che di un caso. Il boom della cronaca nera comincia tra il 2006 e il 2007, durante il governo Prodi, quando secondo uno studio del Centro di ascolto dell'informazione radiotelevisiva il tempo dedicato ai servizi su delitti, violenze e rapine in tv raddoppia, passando dal 10,4 al 23,7 per cento. Nel 2010, l'Osservatorio Europeo sulla Sicurezza calcola che i tg italiani hanno dedicato l'11 per cento delle edizioni di prima serata alla “nera” contro l'8% della Bbc, il 4% della spagnola TVE e della francese France2 e solo il 2 dell'ARD (Germania). Cinque anni dopo,
nel 2015, il programma di Barbara D'Urso dedicato al delitto di Elena Ceste fa il quadruplo degli ascolti della contemporanea elezione del presidente della Repubblica e chiarisce a tutti quale sia lo spartito da suonare.
La fine della storia la vediamo in questi giorni, con le emozioni “nere” trasformate in programma politico e utilizzate come arma estrema per scuotere dal letargo gli elettori, per mobilitarli agitando le latenti paure di ciascuno: il branco dei nigeriani squartatori, il Taxi Driver fascistoide e fuori di testa che apre il fuoco a casaccio per la strada.
Dagli opposti estremismi siamo scivolati alle opposte paranoie, come sempre succede quando si annega nell'episodica della crudeltà. Non è un bello spettacolo, non servirà a risolvere un bel niente.
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